La chiesa parrocchiale – Cenni storici
(estratto da Marco Galandra, San Martino Siccomario, una storia millenaria,2005, pagg 187-189)
La costruzione della prima chiesa del paese risalirebbe al quinto secolo, secondo la Cronotassi (purtroppo non supportata da documenti o ritrovamenti archeologici) dei vescovi pavesi, che la vorrebbero edificata da san Crispino vescovo per onorare San Martino di Tours. La sua consacrazione da parte di San Germano di Auxerre, anch’essa priva di riscontri documentali, risalirebbe all’anno 448. L’attuale chiesa, edificata nella prima metà del settecento, insiste comunque su un edificio romanico presumibilmente dei primi del XIII secolo, a sua volta molto probabilmente sorto su una precedente costruzione altomedievale.
Dopo i restauri attestati nel 1576, nel 1705 l’intera costruzione venne modificata, a seguito dei danni subiti per una rovinosa inondazione del Ticino e del Po. Nel 1768, in occasione della visita pastorale del vescovo di Pavia Bellingeri, la chiesa di San Martino Siccomario veniva descritta: “…composta di tre navate, lunga 46 braccia e larga 20, costruita con soffitto d’assi eccetto il coro a volta, pavimento in cotto con tre sepolture nella navata di centro (in mezzo per gli uomini, ai lati per le donne e i bambini)”. Secondo la descrizione, gli altari erano allora tre: l’altare maggiore, in marmo, al lato sinistro quello della Madonna “della Cintura”, a destra l’altare dedicato all’Immacolata e a San Giovanni Battista. Il fonte battesimale era collocato entrando nella chiesa a sinistra, il campanile sorgeva alla destra dell’edificio e reggeva tre campane. Di fronte alla chiesa, nel piazzale, si ritrovava il cimitero del paese, cintato da un muro e con una croce di legno nel mezzo.
Il campanile stesso, demolito dopo un’alluvione nel 1838, fu ricostruito solo nel 1896 con il contributo del comune. Negli anni ’60 del Novecento, vennero effettuati nuovi interventi di restauro e ridipinta la facciata della chiesa, sulla quale è affrescata l’immagine di san Martino che soccorre il povero, opera del pittore A. De Paoli (1961).
Per quanto riguarda l’interno dell’edificio, si presenta su tre navate, con soffitto a volta e quattro finestre per lato. L’abside, risalente al XIII secolo, venne intonacata e affrescata agli inizi del XVI secolo e alla seconda metà del cinquecento risale anche l’affresco che si trova nella cappella a sinistra del presbiterio, raffigurante la nascita della Vergine e la sua presentazione al Tempio, secondo altri il quadro rappresenta la vita del santo dalla nascita alla consacrazione vescovile. Al centro della navata destra si trova invece un quadro di scuola del Parmigianino, che rappresenta la Madonna del Rosario con in braccio il Bambino tra san Francesco e Santa Caterina. L’altare maggiore, in marmo, risale al 1731.
Parrocchia della Diocesi di Vigevano, fino al 1817 appartenne alla diocesi di Pavia. Gli storici locali sono concordi nel ritenere che San Martino fosse chiesa battesimale dopo il V secolo , solo nel XIV secolo passò alla diocesi di Pavia, compare infatti nei registri delle rationes decimarum del 1322-1323 redatti per la diocesi pavese come chiesa di San Martino in Terra Arsa. Con la bolla del 17 agosto 1817 di Pio VII e con il breve del 26 settembre 1817, sempre di Pio VII, venne aggregata alla diocesi di Vigevano; fu inizialmente sede vicariale, mentre nel 1837 è attestata come appartenente al vicariato di Sommo. Nel 1875 è attestata nuovamente come sede vicariale; ma nel 876, con decreto del Vescovo di Vigevano monsignor Pietro De Gaudenzi, fu aggregata al Vicariato di Cava Manara in quanto vacante.
Chiesa e Santuario della Madonna delle Grazie
Situata all’estremo occidentale del Siccomario, la Chiesa e Santuario della Madonna delle Grazie (Madonna Addolorata) venne fatta costruire da Angelo Michele Marozzi, arcidiacono della Cattedrale di Pavia, per adempiere al testamento della madre, la nobildonna Clara Marozzi, che aveva lasciato l’obbligo ai propri eredi, con istrumento del 19 settembre 1626, di costruire una chiesa dedicata alla Madonna Addolorata sul luogo di uno stabile di sua proprietà, sulla strada tra San Martino e Cava Manara.
Per una trentina d’anni, Angelo Marozzi curò la costruzione della chiesa che divenne consacrata dal Vescovo di Pavia Fabrizio Landriani, il 21 maggio 1664. La chiesa è ornata da un portale di ingresso fiancheggiato da due colonne di granito che sorreggono un architrave fregiato con diciture a ricordo dei benefattori che ne vollero l’edificazione. Presenta una sola navata, con quattro cappelle laterali e tre altari. Entrando, su quello di sinistra è situato un grande dipinto che ricorda la natività di Maria. Sopra l’altare maggiore, in marmo rosa, si trova invece un bel dipinto del tardo Quattrocento raffigurante la Madonna Addolorata, in precedenza collocato sul muro di uno stabile e per accogliere il quale si volle l’edificazione della chiesa stessa.
Ai lati dell’Altare sono collocati due affreschi, raffiguranti la Deposizione della croce e la Sepoltura del Cristo, copia dei famosi quadri del pittore fiammingo Pietro paolo Rubens. Al di sopra dell’Ingresso, è sistemato un grande quadro, recentemente restaurato, raffigurante l’Assunzione della madonna, opera di Buona fattura della seconda metà del Seicento, molto simile a un altro dipinto rappresentante la stesa scena e presente, nella medesima posizione, nel Duomo di Pavia.
Sull’angolo della facciata del Santuario, una piccola targa in marmo reca le parole “Hic lingebat Padus” (qui giunse il Po) e la data del 18 ottobre 1839, a ricordo della terribile piena di quell’anno, che cancellò addirittura il villaggio di Mezzano Siccomario e sconvolse completamente la geografia dei luoghi.
(tratto da M. Galandra, San Martino Siccomario. Una storia millenaria, 2005, pagg 187-188)